○ 1900 IL SECOLO DELL’EMIGRAZIONE
§ Monghidoro, paese di emigranti §
Dopo la seconda guerra mondiale il comune di Monghidoro andò spopolandosi; centinaia di persone migrarono sia nelle città industriali del nord, sia all’estero.
In realtà, l’esodo verso paesi stranieri è documentato dalla fine del 1800. All’inizio l’emigrazione era esclusivamente maschile, spesso stagionale. Si andava a lavorare, durante i mesi invernali, nelle miniere di ferro e di carbone in Francia, Germania e Belgio.
Negli anni del fascismo l’emigrazione aumentò, per motivi politici. Alcuni monghidoresi attraversarono anche l’Atlantico in nave, spesso clandestinamente, per recarsi nelle Americhe; ma le mete più consuete erano quelle già citate.
Nel 1924, sette monghidoresi si stabilirono a Quenast, piccolo paese del Belgio, per lavorare nelle locali cave di porfido. Un ingegnere di quelle cave si recò nel 1946 a Monghidoro per reclutare altri operai. Partirono in trentatré e altri se ne aggiunsero negli anni seguenti. Intere famiglie lasciarono gli affetti e le amicizie in cerca di un domani migliore che cominciò proprio con il durissimo lavoro nelle cave.
Gli scalpellini dovevano produrre mille cubetti al giorno, seduti per terra. Per ripararsi dal sole, oppure dalla pioggia o dalla neve, utilizzavano delle pareti di paglia, mentre per proteggersi dal freddo infilavano carta e paglia dentro i pantaloni, sotto i maglioni e negli zoccoli di legno.
Il legame dei tanti monghidoresi di Quenast-Rebecq con il paese d’origine è rimasto vivo nel tempo, tanto che nel 2002 è stato ufficializzato il gemellaggio tra i due paesi.
Testo di Vittoria Comellini