○ 1770 LA POETESSA ANNA RIGGS-MILLER

28.03.2015 12:27

§ Sulla sosta di una poetessa inglese nell'abbazia di Scaricalasino §           

La sera del 15 dicembre 1770 arrivò a Scaricalasino la poetessa inglese Anna Riggs (Chetwynd - Shropshire, 1741 - Hot Wells - Bristol, 1781), assieme al consorte John Miller (County Clare - Ireland 1744 ca - Londra 1798). La coppia era di passaggio per il Grand Tour d’Italie, che da oltre un secolo andava di moda tra la nobiltà e la ricca borghesia europea e aveva come tappa quasi obbligata il paese di Scaricalasino, per il riposo dei viaggiatori e per il cambio degli animali da tiro.

Durante la sosta a Bologna, i due viaggiatori inglesi avevano conosciuto numerose personalità cittadine, tra le quali il vescovo di Bologna (all'epoca Vincenzo Malvezzi Bonfioli) che, come segno di stima, chiese al padre superiore dell’abbazia di S. Michele in Bosco un permesso affinché la coppia fosse ospitata nel monastero di Scaricalasino. Questo fatto era assolutamente inusuale perché un monastero maschile non poteva ospitare donne.

Nelle lettere scritte dall’Italia ad un amico inglese, pubblicate nel 1772, Anna Riggs descrisse le cortesi sollecitudini dei monaci di Scaricalasino e in particolare dell’abate, che all’epoca era padre Teodoro Baroni. Durante la cena, la poetessa venne a sapere dall’abate di essere la quarta donna nella storia a dormire nel monastero; l’avevano preceduta la regina Cristina di Svezia, la regina di Napoli e l’imperatrice del Sacro Romano Impero, Maria Teresa d’Austria.

Oltre a raccontare le gustose pietanze preparate da un frate e gli ottimi vini, la signora Riggs descrisse il salone del refettorio e le raffinate suppellettili. 

Il tavolino era apparecchiato con piatti e scodelle in porcellana cinese, una bella saliera d’argento e posate d’argento.

Il refettorio aveva il soffitto con archi gotici. Le pareti erano tappezzate di cuoio dipinto come un damascato dorato, con rami intrecciati e fiori. Le finestre erano molto alte, con gradini di accesso. Le persiane interne erano dipinte e dorate in arabesco. Il grande camino proiettava nella stanza una “luce prodigiosa”. L’intero salone era illuminato con magnifici candelieri d’argento posati sopra mobili in legno scolpito. Questo sfarzo è davvero stupefacente, se si pensa alla povertà di questa parte di Appennino.

La mattina seguente, al momento della partenza, gli ospiti inglesi volevano pagare il disturbo ai frati, ma l’abate rifiutò decisamente. In seguito, la coppia sostò a Pietramala per osservare i famosi fuochi che si sprigionavano dal sottosuolo (oggi non più esistenti) che costituivano un enigma degli scienziati e un'attrazione per i viaggiatori. Poi ripartì per Firenze.