○ 1944 GLI ECCIDI DEI NAZISTI

17.09.2014 12:09

§ Sulle fucilazioni nazifasciste a Monghidoro §          

Nei combattimenti della Seconda guerra mondiale, che nell’Italia settentrionale videro opporsi l’esercito nazifascista e quello anglo-americano, le formazioni partigiane svolsero un ruolo significativo.
I partigiani, infatti, miravano a indebolire l’assetto difensivo messo in campo dai tedeschi, sia comunicando agli alleati le posizioni nemiche, sia compiendo vere e proprie operazioni militari.
Gli attacchi dei partigiani si intensificarono nel 1944, dopo l’appello radiofonico lanciato dal generale Harold Alexander, comandante dell’esercito anglo-americano in Italia, che invitava gli italiani a uccidere i tedeschi «ovunque li incontrassero». 
In risposta ad Alexander, il feldmaresciallo Albert Kesselring, comandante dell’esercito tedesco, emise un decreto «contro le bande armate dei ribelli», giustificando la distruzione di abitazioni e l’uccisione di ostaggi. In virtù di questo bando, in ogni parte dell’Italia i nazifascisti misero in atto spaventose rappresaglie contro civili inermi.
Anche nel territorio di Monghidoro, dal mese di giugno fino al 2 ottobre del 1944, l’esercito di occupazione tedesco, talvolta affiancato da fascisti locali, commise una vera e propria strage di civili, molti dei quali non erano coinvolti con le azioni dei partigiani. In realtà, a Monghidoro non erano attive formazioni militari partigiane, ma alcuni antifascisti collaboravano con la Resistenza fornendo notizie sulle attività dei tedeschi o compiendo azioni di sabotaggio. 
Il 27 giugno, in località Campeggio, furono fucilate quattro persone. L’11 agosto, a Monghidoro, furono fucilate altre quattro persone. Il 19 settembre, a La Rovina, fu fucilato un uomo; un altro fu mitragliato il 27 settembre. Il 29 settembre, in località Ca’ di Giorgio, sede del comando tedesco, furono uccise quattro persone, tra cui un bambino di tredici anni. Il 2 ottobre, a Ca’ di Lavacchio furono uccisi tre contadini. 
All’arrivo degli americani, vari civili furono trovati morti nelle loro case, uccisi dai tedeschi perché si rifiutavano di lavorare alle fortificazioni. Altri abitanti delle campagne risultarono dispersi, nei giorni precedenti la ritirata tedesca da questi territori, e numerosi monghidoresi trovarono la morte in stragi compiute nei paesi vicini. 
L’episodio più significativo avvenne il 1° ottobre, durante le ultime ore dell’occupazione tedesca di Monghidoro. In località Piamaggioli, dove molte persone si erano rifugiate per sfuggire ai combattimenti tra tedeschi e anglo-americani, un plotone di tedeschi effettuò una perquisizione per cercare i banditi, dei quali un collaboratore fascista aveva segnalato la presenza. Otto uomini di diversa età, tra i 19 e i 40 anni, conosciuti come socialisti e antifascisti, furono prelevati e portati a Ca' de Rossi. Qui, uno di loro riuscì a fuggire. Gli altri sette, durante la notte furono portati in un campo presso Roncastaldo, dove furono orribilmente massacrati. In seguito, i martiri di Roncastaldo furono riconosciuti partigiani.